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Quiet hiring e Quiet quitting: i nuovi modi di assumere e di lavorare

A cosa ci riferiamo quando parliamo di Quiet hiring e Quiet quitting? Vediamo insieme come funzionano questi fenomeni sempre più diffusi nel mondo del lavoro e come sfruttarli al meglio per avere lavoratori più indipendenti e aziende capaci di ottimizzare le risorse.

Cosa sono Quiet hiring e Quiet quitting

Vediamo innanzitutto qual è la definizione di questi due nuovi fenomeni del mondo del lavoro:

  • Quiet hiring

Letteralmente “assunzione tranquilla”, si riferisce alla capacità dell’azienda di incrementare il proprio capitale umano senza procedere ad un’assunzione vera e propria.

Questo può essere fatto in diversi modi: trasferendo personale da altri reparti, formando i dipendenti in modo che acquisiscano nuove competenze oppure appoggiandosi ad agenzie esterne che forniscano risorse senza doverle assumere direttamente.

  • Quiet quitting

Si tratta di un atteggiamento sempre più diffuso tra i dipendenti, quello di un “silenzioso disinvestimento” dal lavoro.

I dipendenti che adottano questo approccio tendono a dedicare al lavoro il minimo dell’energia necessaria, quel tanto che basta per non essere licenziati.

I “Quiet quitters” rifiutano di svolgere straordinari (anche se retribuiti) e di sacrificare il proprio tempo libero per il lavoro, riducendo al minimo l’investimento in azienda.

Il Quiet hiring dal punto di vista delle aziende

Perché le aziende hanno cominciato a praticare il Quiet hiring?

Sicuramente la ragione principale è la riduzione dei costi: assumere un lavoratore comporta un investimento economico non indifferente, oltre ad un impegno a lungo termine nei confronti del dipendente stesso.

Con la strategia del Quiet hiring, le aziende possono disporre di lavoratori senza i costi e le responsabilità che un contratto comporta.

Questo atteggiamento, tuttavia, può essere vantaggioso se utilizzato in modo temporaneo, o per risorse non fondamentali in azienda; diventa invece controproducente se usato come modo per sostituire i lavoratori regolarmente assunti, o per assumerli a basso costo e senza impegno.

Diversi studi dimostrano, infatti, che i dipendenti si dimostrano più fedeli all’azienda se ricevono garanzie e tutele, a tutto vantaggio della produttività.

Il Quiet quitting dal punto di vista dei candidati

Vediamo ora quali sono le motivazioni dei candidati nel praticare il Quiet quitting: sicuramente si tratta di un atteggiamento diffusosi durante la pandemia, quando i mesi trascorsi lontano dal posto di lavoro hanno fatto riscoprire a molte persone l’importanza della vita privata.

Per le nuove generazioni (in particolare la Gen Z), il work-life balance è diventato fondamentale.

Questo spinge i giovani dipendenti a rifiutare le ore di straordinario e le mansioni extra, anche se questo comporta un guadagno minore.

Il vantaggio per i candidati è sicuramente quello di un maggior equilibrio tra lavoro e vita privata, ma questo gli impedisce di crescere in azienda e di incrementare le proprie competenze professionali.

Quiet hiring e Quiet quitting: come conciliarli?

A prima vista potrebbe sembrare che Quiet hiring e Quiet quitting rappresentino interessi diversi e inconciliabili: in realtà non è così, al contrario!

Queste due tendenze rispecchiano, infatti, un approccio simile da parte di aziende e candidati: in entrambi i casi si produce una forma di disinvestimento, che punta a un mondo del lavoro più flessibile e con meno garanzie e responsabilità da entrambe le parti.

Quit hiring e Quit quitting sono dunque tendenze positive o negative? E come influenzano il mondo del lavoro? Scopriamolo nel prossimo paragrafo!

Pro e contro

Vediamo insieme quali sono i vantaggi e gli svantaggi di queste tendenze, iniziando dai vantaggi.

Da un lato, Quiet hiring e Quiet quitting contribuiscono a creare:

  • maggior flessibilità
  • miglior work-life balance per i dipendenti
  • riduzione dei costi per l’azienda

Allo stesso tempo, questi atteggiamenti portano alcuni svantaggi nell’ambiente di lavoro:

  • minor fiducia reciproca
  • poca crescita professionale per il dipendente
  • minor stabilità per l’azienda

Il nostro consiglio è quindi di dosare questi approcci con molta attenzione.

Se per te, come dipendente, è sano voler mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata, non lo è invece disinvestire completamente nella tua formazione e crescita professionale.

Se la tua azienda può scegliere di affidarsi al Quiet hiring per periodi brevi o per trovare alcune figure professionali meno determinanti, sul lungo periodo è preferibile investire sui propri dipendenti, per aumentare stabilità, fiducia aziendale e produttività.


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