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Colloquio di selezione: i consigli della nostra recruiter per affrontarlo sicuri e preparati

Il colloquio di selezione è forse il momento più stressante della vita lavorativa.

In passato ti abbiamo fornito diversi consigli su come affrontarlo al meglio anche da remoto (e persino su come vestirti!).

Oggi abbiamo invece deciso di intervistare la nostra recruiter Denise Quartulli per capire su quali aspetti concentrarsi durante l’intero processo di selezione.

1. Quali aspetti di un curriculum “saltano all’occhio” di un recruiter?

Personalmente una delle cose che guardo maggiormente è la presentazione personale: è un elemento che non tutti i candidati inseriscono nel cv, ma lo considero molto importante perché è la parte da cui traspare la motivazione del candidato, o almeno così dovrebbe essere.

Tutti nel cv inseriamo il percorso accademico, le esperienze pregresse ecc. ma la presentazione iniziale può aiutare l’azienda a capire a cosa puntiamo.

Consiglierei sicuramente ai candidati di inserire un job title in linea con la candidatura che si sta inviando, la disponibilità oraria ed eventualmente al trasferimento.

La foto non è obbligatoria ma è consigliabile per trasmettere lo standing della persona, che in alcune professioni è molto importante.

2. Come consigli di vestirsi e presentarsi a un colloquio di selezione?

Non esiste una risposta univoca e adatta a tutti i contesti: bisogna adattarsi al tipo di contesto in cui si svolge il colloquio di selezione. Ad esempio, una grande società di consulenza richiederà probabilmente un abbigliamento elegante e un po’ formale, ma non è certo il caso di presentarsi in giacca e cravatta a un colloquio come personal trainer!

La parola chiave è adattamento. Bisogna essere flessibili e regolarsi in base al contesto.

Alcune “regole fisse” però esistono: evitare abiti strappati, scollature e in generale un abbigliamento appariscente. Sempre meglio mantenersi, anche nell’abbigliamento, sobri e naturali.

Importante è anche sentirsi a proprio agio, quindi non indossare abiti totalmente estranei al proprio stile.

Anche trucco e profumo troppo pesanti sono da evitare.

Altri aspetti fondamentali in un colloquio sono: il rispetto delle tempistiche e del ritmo del colloquio, la posizione corporea, come si tiene lo spazio. Questi dettagli parlano di noi al recruiter.

Arrivare qualche minuto in anticipo è positivo, ma senza esagerare presentandosi mezz’ora prima.

Consiglio inoltre di sorridere, annuire, essere partecipi.

Per quanto riguarda la presentazione, suggerisco sempre di salutare e stringere la mano (non troppo forte!), ascoltare le domande poste fino alla fine, mostrarsi sicuri di sé fin dal primo momento.

Ricordiamo infatti che il colloquio di selezione inizia già al nostro ingresso nell’azienda: è fondamentale tenere in mente il valore aggiunto che possiamo portare a quel contesto lavorativo, in modo da sentirci appunto sicuri di noi stessi.

Insomma, se vogliamo essere assunti per quella posizione dobbiamo essere i primi a crederci!

3. A quali domande un candidato si può preparare in anticipo?

Tendenzialmente una richiesta che faccio sempre al candidato è quella di presentarsi e parlare di sé e della sua esperienza. Si tratta di una classica domanda “rompighiaccio”.

Quasi sempre presente una domanda sulla motivazione per cui ci si è candidati per quel ruolo e anche quella sulle soft skills o comunque sulle caratteristiche distintive del candidato. Di fronte a quest’ultima domanda raccomando di non fare un semplice elenco di qualità, ma di argomentare e spiegare, anche basandosi sulla propria esperienza di vita, come si sono maturate quelle competenze.

Un’altra domanda che viene posta spesso riguarda le motivazioni per cui il candidato ha scelto proprio quell’azienda o, al contrario, per cui l’azienda dovrebbe selezionare quel candidato.

Consiglio di presentarsi sempre al colloquio di selezione essendosi informati sulla realtà aziendale che si incontra. Quando non si conosce il nome dell’azienda (come avviene spesso, nel caso di selezione svolta da un’agenzia di recruiting) è essenziale studiare bene l’annuncio e le caratteristiche della posizione che vi sono descritte.

Può essere utile anche andare a “sbirciare” la pagina linkedin del recruiter con cui si terrà il colloquio.

Se nella job description è richiesto un livello minimo di conoscenza di una lingua, è bene prepararsi al fatto che una parte del colloquio di selezione sarà svolta in quella lingua.

4. Quanti colloqui può prevedere una selezione e che tipo di prove o test attitudinali?

Il numero di colloqui è molto flessibile, alcune aziende prevedono un solo colloquio dopo la prima selezione con noi, altre più passaggi.

Sicuramente dipende dal profilo di candidato che si ricerca, la selezione per uno stage è solitamente più breve di quella per una figura senior. La durata della selezione dipende ovviamente anche dal contesto aziendale.

In generale abbiamo di solito un primo colloquio conoscitivo (online o in presenza) seguito da uno più tecnico che si svolge direttamente col manager.

Per quanto riguarda le tipologie di colloquio abbiamo il colloquio di gruppo, utile in particolare quando si selezionano candidati per un contesto molto relazionale e in cui conta la comunicazione. L’assessment di gruppo viene invece utilizzato per capire come il candidato si muove in contesti di lavoro in team.

Quanto alle prove, alcune aziende ci chiedono di svolgere dei test sulle competenze tecniche, per esempio la competenza linguistica. Possono esserci anche altri tipi di test, per esempio sull’utilizzo di programmi informatici.

Tra i tipi di prove esistono anche i role play, in cui viene chiesto al candidato di immedesimarsi in una possibile situazione lavorativa (per esempio, un colloquio telefonico di vendita). Questi servono a testare le competenze sul campo.

Mi è capitato che alcune aziende richiedessero test psico-attitudinali.

In conclusione, esistono diversi tipi di selezione e la scelta dipende dall’azienda e dal tipo di posizione lavorativa per cui si ricercano candidati.

5. Nella selezione del candidato conta di più la formazione o l’esperienza professionale?

Dipende dal tipo di figura che si ricerca.

Sicuramente un buon mix di entrambe è una buona risposta. Nel caso di una selezione per una figura junior colpisce di più il percorso di studi, anche perché a volte il candidato non ha ancora un’esperienza lavorativa.

Nel caso di una selezione per un profilo senior, invece, ha decisamente più peso il percorso professionale.

Quello che posso dire ai candidati è che in tantissime carriere ci si è riusciti a distanziare dal percorso di studi, esiste un grande margine di flessibilità. In questo percorso hanno molta importanza le competenze trasversali, le cosiddette soft skills.

In generale, nella stesura di un cv consiglio comunque a una risorsa junior di concentrarsi non solo sul percorso di studi, ma anche sulle esperienze extra accademiche (volontariato, partecipazione a gruppi giovanili etc).

In assoluto, più si procede nella carriera e più conta l’esperienza sul campo, mentre per un profilo giovane le esperienze all’estero o comunque svolte nel tempo libero possono indicare qualità preziose in un contesto aziendale.

6. Come far emergere le proprie soft skills in un colloquio di selezione?

Le soft skills sono importantissime, il modo in cui mostrarle al recruiter dipende dal tipo di competenza.

Per quanto riguarda le soft skills comunicative, sicuramente emergono già dal modo in cui ci si pone e ci si presenta durante il colloquio. Attenzione ad esempio a scrivere sul cv che si è socievoli e solari, per poi presentarsi alla selezione con un muso lungo!

Per quanto riguarda altre soft skills, come quelle organizzative, gestionali etc. si possono presentare durante il colloquio di selezione, magari raccontando esperienze passate e come le si è messe in atto in queste situazioni.

Tante competenze legate alla proattività (attenzione all’altro, ascolto…) possono emergere anche da esperienze extra lavorative, come ad esempio il volontariato.

Mi sento quindi di ripetere che è importante non fare la “lista della spesa” di competenze ma presentare situazioni concrete che hanno portato a maturare quelle competenze.

Un altro esempio di esperienza che riflette l’acquisizione di soft skills è l’aver fatto parte di una squadra sportiva, sicuramente un elemento utile per valutare la capacità di stare in un team.

Anche le esperienze all’estero, soprattutto nel caso di candidati giovani, dicono molto della capacità di muoversi in un ambiente sconosciuto e di mettersi in gioco.

Non è facile per un candidato raccontarsi e parlare di sé, ma è sempre bene argomentare ciò che si afferma portando esempi concreti.

Soprattutto nel caso di candidati junior, le esperienze extra lavorative ed extra accademiche hanno un peso notevole nella selezione.

7. Qualche consiglio per un efficace colloquio di selezione online

Come prima cosa, scegliere un ambiente tranquillo e senza distrazioni.

Prepararsi come se fosse un colloquio di selezione in presenza, sia per quanto riguarda l’abbigliamento che la posizione.

Controllare la connessione, magari facendo prima dei test con il programma che si userà per svolgere il colloquio. Può capitare il problema tecnico ma è importante essere pronti e proattivi.

Per quanto riguarda il colloquio occorre, come per quello in presenza, prepararsi delle domande (sul team, sul contesto, etc.) per il recruiter, in modo da mostrarsi interessati e curiosi.

Infine, consiglio di fare finta che sia un colloquio in presenza: prepararsi e porsi come se si fosse in azienda, arrivare con qualche minuto di anticipo, dare insomma a questo tipo di colloquio tutta la necessaria importanza.


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