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Colloquio di lavoro nei film: 3 scene famose

Come fare una buona impressione su un selezionatore? Esiste più di una risposta. Attraverso brevi videoclip, desideriamo aiutarvi a comprendere come vadano declinati atteggiamenti e comportamenti, in modo da avere maggiori possibilità di fare una buona impressione durante un colloquio di lavoro.

Il colloquio di lavoro nei film: ‘Santa Maradona’

Il primo video proposto è tratto da un film italiano, “Santa Maradona”, ed è esemplificativo del fatto che il giusto abbigliamento ed una buona gestione della comunicazione non verbale siano condizioni necessarie ma non sufficienti:

Da un punto di vista formale, il personaggio interpretato da Stefano Accorsi si presenta in modo impeccabile al colloquio di lavoro e mostra una calma ed una capacità di autocontrollo che dovrebbero spingere qualsiasi selezionatore ad assumerlo subito.

Purtroppo, però, la perfezione si limita all’apparenza in quanto, appena messo in difficoltà, reagisce chiudendosi, dando una risposta provocatoria, non cercando minimamente dialogo con il selezionatore e, così, quest’ultimo lo depenna (nel vero senso del termine) dalla lista dei possibili candidati.

È importante cercare sempre di mettere in luce le proprie qualità e, qualora non ci fossere esperienze lavorative sul curriculum ma solo esperienze di studio, occorre cercare di parlare di se stessi e di far risaltare i propri punti di forza a livello caratteriale e valoriale: il recruiter potrebbe accorgersi che voi fate al caso suo, non tanto per ciò che sapete fare ma perché siete in linea con gli assett valoriali dell’azienda. Questo è un elemento fondamentale.

Il colloquio di lavoro nei film: ‘Monster’

Il secondo video è tratto da un famosissimo film americano, “Monster”, e, se per certi aspetti la “morale” che se ne può trarre è simile a quella di “Santa Maradona”, in questo colloquio di lavoro si introducono tematiche nuove:

In questa scena Charlize Theron, nei panni di Aileen Wuornos, non riesce a gestire la frustrazione di non essere adatta ad alcuni posti di lavoro.

Tralasciando la teatralità della sequenza, nonché il modo piuttosto irrispettoso in cui il recruiter le si rivolge (teoricamente non ne se ne dovrebbero incontrare di così sgarbati), è importante capire che se ci si candida per una posizione lavorativa non in linea con la propria formazione scolastica, o con il proprio passato lavorativo, le possibilità di essere scartati sono alte.

È necessario leggere con attenzione gli annunci, cercare di capire quali sono le competenze richieste, quante se ne abbiano e quanto profondo sia il gap.

È difficile che nell’annuncio letto nella sequenza non si facesse cenno alla laurea in legge, dato che era un elemento tanto importante, quindi i candidati per primi sono in grado di effettuare uno screening in base alla congruità o meno dell’annuncio rispetto alle vostre aspirazioni e competenze

È utile, inoltre, cercare di non tramutare la motivazione in finzione e in mancanza di naturalezza: avere un sorriso stampato in faccia e rispondere che si è in grado di fare tutto non sono le azioni migliori da attuare.

Meglio evidenziare anche le vostre carenze, ma sottolineare che siete più che motivati a colmarle.

Il colloquio di lavoro nei film: ‘La Ricerca della Felicità’

Il terzo e ultimo video che proposto è tratto da “La Ricerca della Felicità” e rappresenta forse il modo migliore per gestire un colloquio di lavoro:

A prescindere dal look, il personaggio interpretato da Will Smith si mostra sicuro di sé, non si lascia impressionare dal fatto di essere valutato da una serie di recruiter e si mostra a proprio agio e proattivo, salutando tutti con una vigorosa stretta di mano.

Soprattutto, però, non si mostra finto: ammette di non avere risposte a tutte le domande ma mette bene in evidenza la propria motivazione a cercarle e la propria determinazione a trovarle!

Non si può dimenticare che la motivazione è una carta fondamentale da giocare e può aprirvi le porte dei posti di lavoro più impensati: i datori di lavoro, infatti, non cercano dei robot in grado di svolgere le proprie mansioni in modo perfetto ed automatico, ma cercano dipendenti che si mettano in gioco, che accettino le sfide e che siano sufficientemente motivati per superarle.

 


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