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Le domande che non dovresti ricevere durante un colloquio di lavoro

Quali sono le domande illegali in un colloquio di lavoro?

Vediamo in questo articolo cosa non è lecito chiedere durante un colloquio e come reagire quando, nonostante tutto, accade.

Sei sposato/a?

Si tratta di una domanda che spesso i datori di lavoro rivolgono per capire in quale situazione relazionale ti trovi, com’è la tua vita privata e, in sostanza, quanto tempo potrai dedicare al lavoro.

Nonostante possa sembrare una curiosità legittima, si tratta di un quesito che invade la vita privata e al quale non si è tenuti a fornire alcuna risposta, a meno che, naturalmente, non ci si senta a proprio agio all’interno di una conversazione spontanea.

Le domande sulla situazione sentimentale del candidato, inoltre, possono aprire la strada a discriminazioni basate sull’orientamento sessuale. Inutile dire che anche questo è vietatissimo, oltre ad andare contro le buone pratiche di inclusività in azienda.

Hai figli o programmi di averne?

Questa è una domanda che viene rivolta frequentemente alle donne e che si collega a quella precedente.

Il datore di lavoro vuole sapere se, avendo figli o programmando di averne, potresti sottrarre energie al lavoro.

La genitorialità è tuttavia un diritto (sia maschile che femminile) e nessuno può chiederti di rinunciarci o discriminarti per questa scelta.

Inoltre, questa domanda tende ovviamente a penalizzare le donne nel percorso di carriera, negando la parità di genere e sottraendo al mondo del lavoro una risorsa.

Hai qualche disabilità/patologia?

Anche questa è una domanda fortemente discriminante: nessuno ha il diritto di negarti un posto di lavoro perché sei portatore di una disabilità o soffri di una malattia.

Si tratta di un’informazione di carattere sanitario e strettamente personale, che hai il diritto di mantenere riservata.

Di che nazionalità sei?

Forse non l’avevi pensato, dato che può sembrare una semplice curiosità, invece anche questa appartiene alle domande illegali in un colloquio di lavoro.

Questa norma serve a evitare discriminazioni di carattere etnico, che potrebbero portare il datore di lavoro a scegliere i candidati in base alla provenienza e non alla bravura.

A quale partito/religione appartieni?

Anche questi due quesiti fanno parte delle domande illegali in un colloquio di lavoro: la selezione del personale non deve avvenire in base al credo politico o religioso, ma solo in base alle capacità del candidato.

Vietare per legge questo quesito ai colloqui di lavoro serve a tutelare la libertà di culto/opinione politica, sancita anche dalla Costituzione.

Come rispondere alle domande illegali in un colloquio

Nonostante le domande che abbiamo elencato siano vietate per legge, può capitare che ti vengano rivolte durante un colloquio di lavoro.

In questo caso, come rispondere rimanendo professionali e senza entrare in conflitto diretto con il recruiter?

Vediamo alcune possibilità:

A) Non rispondere

Se ti senti di farlo senza troppo imbarazzo, puoi semplicemente dire che preferisci non rispondere alla domanda. Del resto, è un tuo assoluto diritto!

B) Contestare

Questa è un’opzione non facile per tutti, tuttavia se lo ritieni opportuno puoi contestare la legittimità della domanda e fare presente al recruiter che si tratta di un quesito illegale. E chissà che qualcuno non apprezzi la tua combattività.

C) Rispondere

Questa è una via da seguire solo se ti senti a tuo agio nel farlo e non in obbligo. Ci sono situazioni in cui potresti percepire la domanda come legittima nel suo contesto, per esempio se ti viene chiesto quale sia la tua nazionalità in modo genuinamente curioso e non discriminatorio. In questo caso, puoi rispondere serenamente al selezionatore.

 


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